Rubrica de: "Il Jungla"
Oggi cercherò di parlarvi
di uno stile che influenzerà e sarà per sempre l'antenato,più o
meno diretto, della musica che ogni giorno ascoltiamo:ossia il Blues.
Parlando a livello
prettamente musicale, la forma originale è caratterizzata da una
struttura ripetitiva di dodici battute(scale Blues) e dall'uso, nella
melodia, delle cosiddette blue note.
Il nome e le origini di
questo stile vanno di pari passo.
Blues deriva
dall'espressione "to have the blue devils" (letteralmente:
avere i diavoli blu) col significato di "essere triste" e
per questo motivo, nella lingua inglese il colore blu viene
comunemente associato alla sofferenza, alla tristezza e
all'infelicità.Questi sentimenti sono dati dall'origine che lo stile
ha, infatti le radici del blues sono da ricercare tra i canti delle
comunità di schiavi afroamericani nelle piantagioni degli stati
meridionali degli Stati Uniti d'America (la cosiddetta Cotton Belt).
Questo genere ha tratti
molto comuni con i canti etnici e tribali dell'Africa
sub-sahariana.Per capire appieno le sofferenze e le condizioni di
vita che gli schiavi erano costretti a sopportare,vi consiglio
l'ascolto di una canzone composta all'interno di un campo
schiavista:si tratta di "Pick a bale of cotton".Essa è
ritrovabile in molti versioni ma io non ve ne indico una precisa,in
quanto ognuna trasmette una sensazione diversa a chi la ascolta e
imparerete,seguendo queste mie "escursioni" e
divagazioni,che le sensazioni che proviamo con la musica sono uniche.
Come per molte forme di
musica popolare, le origini del blues sono oggetto di molte
discussioni.
Non c'è una precisa data
di nascita per questo genere musicale: un anno fondamentale fu il
1865, anno dell'abolizione della schiavitù negli Stati Uniti
d'America: ottenuta la libertà, numerosi ex schiavi-musicisti
iniziarono a portare la loro musica fuori dalle piantagioni e, nel
giro di qualche decennio, questo genere fu noto ai più fino a
giungere alle prime attestazioni che ci sono pervenute.
Uno dei più importanti
antenati del blues è senz'altro lo spiritual, una forma di canto
devozionale nato dalle riunioni di devoti durante i primi anni del
XIX secolo. Di argomento malinconico e appassionato, rispetto al
blues gli spiritual avevano accenti meno personali e rivolti alla
persona del cantante, riferendosi spesso alla condizione dell'umanità
in generale e al suo rapporto con Dio.
Tornando ai giorni
nostri,Il blues ha prodotto una gran varietà di sottogeneri, ognuno
con le sue caratteristiche peculiari. Alcuni tra i più noti sono il
Rock & roll, il Boogie Woogie e il British Blues.
La diffusione del blues in
Italia inizia nella seconda metà del Novecento, assieme a quella
delle principali forme musicali derivate (rock e jazz), tutte colpite
dall'embargo culturale imposto negli anni del fascismo.
Negli anni settanta,
alcuni musicisti blues americani e inglesi del calibro di Andy J.
Forest, Cooper Terry e Dave Baker, si trasferiscono in Italia,
contribuendo alla diffusione del genere.
Nel 1982 è nata la
rivista trimestrale Il Blues che tuttora è l'unica rivista italiana
interamente dedicata a questa musica.
In quegli anni si è
verificata una vasta serie di tournée in Italia di musicisti blues
sia americani che inglesi, ad ulteriore diffusione di tale musica
(Mike Bloomfield, Jorma Kaukonen, James Cotton, B.B. King, Alexis
Korner). Qualche aiuto alla diffusione del genere è stato dato da
Alex Britti, da Roberto Ciotti, da Pino Daniele, da Zucchero e da
Eugenio Finardi.
Vorrei concludere con il
racconto della vita e delle opere del Bluesmen più intrigante e
affascinante fra tutti:Robert Johnson.
Poche sono le notizie
attendibili sulla sua vita privata.
Nasce l'8 maggio 1911 ad
Hazlehurst, nel Mississippi, da una relazione extraconiugale della
madre Julia Dodds con Noah Johnson.
Sin da bambino il giovane
Johnson si appassiona alla musica e suo fratello gli insegna a
suonare l'armonica, per poi passare alla chitarra. Dopo un periodo
trascorso a Memphis si sposa nel 1929 con Virginia Travis. L'anno
successivo la moglie sedicenne muore nel dare alla luce il figlio;
sconvolto dal fatto, Johnson comincia a vagare fra le città del
Mississippi, divenendo un donnaiolo ed un forte bevitore.
Nel 1931 incontra e sposa
Calletta Craft e decide di trasferirsi nel villaggio di Copiah
County, ma la crescente passione per la musica porta Robert sempre
più distante dalla moglie e anche questa unione coniugale finisce.
Narra la leggenda,
alimentata anche dallo stesso Johnson, che il giovane bluesman abbia
stretto un patto col Diavolo, vendendogli la sua anima in cambio
della capacità di poter suonare la chitarra come nessun altro al
mondo.
Tale fosca mitologia è
sorta e si è consolidata negli anni a seguito di diversi fatti: la
sua stupefacente tecnica chitarristica, basata sul fingerpicking e
tuttora additata come una delle massime espressioni del delta blues;
le evocazioni generate dalla sua voce e dalle sue complesse strutture
chitarristiche; il sinistro contenuto dei suoi testi, pur largamente
improvvisati (come era ovvio per il genere, all'epoca), spesso
narranti di spettri e demoni quando non esplicitamente riferiti al
suo patto col Diavolo in persona.
Vi contribuirono inoltre i
racconti dei vari musicisti che lo conobbero e che riferiscono della
sua iniziale goffaggine nel suonare la chitarra: in base a questi
racconti, peraltro tutti concordanti, Johnson scomparve dopo la morte
della moglie per poi riapparire, l'anno successivo, dotato di una
bravura e di un'espressività tali da lasciare tutti allibiti.
Voci dell'epoca tramandano
di un incontro, avvenuto allo scoccare della mezzanotte a un crocevia
desolato, tra Johnson e un misterioso uomo in nero il quale gli
avrebbe concesso un ineguagliabile talento chitarristico in cambio
della sua anima. In realtà la (senz'altro più realistica) versione
"ufficiale" è che Johnson, nel corso del suo vagare, abbia
incontrato un misterioso bluesman di nome Ike Zinneman, il quale ebbe
a fargli da maestro. La sinistra figura di Zinneman risulta comunque
celata da un fitto velo di mistero; l'unico dato, nel completo oblìo
sui suoi dati biografici, riguarda la sua abitudine di suonare nei
cimiteri, tra le tombe, nota al punto da venire additato quale
emissario del demonio.
Altri aneddoti tramandano
di come Johnson fosse capace di riprodurre nota per nota qualsiasi
melodia ascoltasse, fosse per radio come in un locale affollato e
senza porvi la benché minima attenzione.
l 16 agosto 1938, a soli
27 anni, Robert Johnson muore a Greenwood, nel suo Mississippi. Non è
possibile definire con certezza quali furono le ragioni del decesso:
il certificato di morte non attribuisce il decesso ad alcuna causa
specifica e segnala oltretutto che ragione della sua dipartita sia da
ricercarsi anche nel fatto che nessun medico abbia avuto modo di
prestargli cure nella fase dell'agonia.
Le testimonianze di Sonny
Boy Williamson II e David Honeyboy Edwards attestano che la notte del
13 agosto 1938 Robert Johnson si trovava a suonare con loro al Three
Forks.
Era apparso subito
evidente come Johnson avesse una storia con la moglie del gestore del
locale, il quale era consapevole del fatto pur continuando a
contattarlo lo stesso. Racconta Sonny Boy che durante la serata,
complici l’alcol e l’atmosfera di grande eccitazione, gli
atteggiamenti dei due furono talmente spudorati da risultare persino
imbarazzanti.
Altrettanto chiara era la
rabbia dipinta sul volto del barman.
Quando durante una pausa
venne passata a Robert una bottiglia da mezza pinta di whisky senza
tappo, Sonny Boy gliela fece cadere di mano, avvertendolo che non era
prudente bere da una bottiglia aperta; nondimeno questi si infuriò e
bevve con stizza la successiva bottiglia, ugualmente passatagli già
stappata. Poco dopo risultò evidente che Johnson non era più in
condizione di suonare, al punto che lasciò la chitarra e si alzò
per andare via, in stato confusionale. Fu accompagnato a casa di un
amico, dove dopo poche ore iniziò a delirare - si trattava dei primi
segni di avvelenamento.
Qui morì il martedì
successivo, dopo due giorni di intensa agonia.
La vera tomba di Robert
Johnson non è ancora ufficialmente definita.
Nei dintorni di Greenwood
ci sono ben tre pietre tombali con il nome di Robert Johnson inciso
sopra.
Una si trova nel cimitero
della Chiesa Missionaria Battista di Mount Zion.In questa località
poco distante da Greenwood, c'è un grande obelisco, posto nel 1990
su una lapide preesistente, con incisi tutti i titoli dei blues di
Robert Johnson. L'opera è stata pagata dalla Columbia Records e da
privati del Mont Zion Memorial Fund.
"Resting in the
Blues" è la frase scritta su una piccola lapide intestata a
Robert Johnson nel cimitero di Payne Chapel vicino a Quito,
Mississippi
La Sony Music ha
restaurato la lapide sul terzo sito, sotto un enorme albero nel
cimitero della Little Zion Church a nord di Greenwood lungo la Money
Road.
Per oggi è tutto e il
vostro Jungla vi saluta con appuntamento al prossimo volo sul mondo
della musica.
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