Summer Overture
Prologo "Run for Your Life"
Sezione: "Avanguardismo"
Genere: psicologico
autore: Anna Wird Sviridova
PROLOGO
Si sentiva così stanca… Oh,se solo la lampadina si fosse fulminata in quel momento. Anzi,scoppiata in mille pezzi di vetro che sarebbero atterrati proprio sul suo polpaccio destro. Odiava quella luce finta,quell'anonima camera da catalogo,dove l'unica cosa anomala erano lei e lo specchio antico e fuori luogo ormai ovunque,anche in un museo. Altissimo e troppo stretto,così tanto da non lasciar spazio alla sua sagoma di nervi di tela,ossa di cristallo e pelle di bambola. Avrebbe ricominciato a mangiare regolarmente solo quando sarebbe entrata in quello specchio,anche se sapeva che ai suoi occhi questo non sarebbe mai accaduto. 40 chili erano ancora troppi,38 sarebbero stati meglio,anzi 36,sì,36 sarebbe stato il numero perfetto. Ma non aveva più tempo,le restavano solo pochi minuti.
Non voleva più muoversi,il veleno vermiglio colava dalle ferite fresche,ghirigori di polpi che attanagliavano le gambe a partire dalle caviglie fino a metà coscia,le erbacce cremisi immobilizzavano le braccia,erano cominciati come innocenti fiori ma poi si era fatta prendere la mano ed erano degenerati in mostri autotrofi…
Era così facile,bastava una pressione minima… Non riusciva a smettere: la faceva sentire così libera,lontana,leggera.
Il liquido era incandescente,le sembrava di bruciare dentro. Se la camera si fosse incendiata all'improvviso lei non se ne sarebbe accorta,era già all'inferno. Ma rideva,rideva perché aveva in mano un coltello di ceramica,quello dal quale le intimavano di star lontano da bambina perché avrebbe potuto tagliarsi per sbaglio. Non riusciva a smettere di ridere,era un suono grottesco che faceva venire la pelle d'oca alle pareti di cartone e ai soffitti appena stuccati.
Molti si sarebbero chiesti cosa i propri cari avrebbero pensato una volta scoperto il corpo,o le diete assurde,le bilance truccate,le ossa nascoste da maglioni troppo larghi e le cicatrici per le quali incolpavano i malvagi gatti del vicino. Lei no,perché lo sapeva benissimo: erano sottoterra con i vermi,il loro tempo per pensare era scaduto.
Avrebbe voluto essere alta un metro e ottanta,come quei giganteschi ragazzi che giocano a basket,così non ci sarebbe stato spazio per i suoi occhi marini striati di pagliuzze d'oro,gli occhi di una madre morta,una sconosciuta che l'aveva tenuto in grembo e che ormai non ricordava più.
Le mancava il fiato ma non accennava a smettere,ora si trovava tra assurdi frammenti della memoria,era delusa,si aspettava qualcosa di più incisivo di un pallone lanciato da una bambina che scoppiava lasciando fuoriuscire centinaia di caramelle,no,pasticche,rosa e libri bruciati. Non erano nemmeno immagini in alta definizione. Inoltre non era esatto,di pasticca ne aveva provata una sola in tutta la sua vita ed era verde smeraldo. Non le era piaciuta,ma ad Amelie sì.
Si accorse di avere la sua stessa risata e si zittì all'istante.
Amelie,la sua compagna di salvezza e distruzione: per qualche assurdo motivo erano convinte di poter tornare su solo una volta toccato il fondo. Solo che lei non era più riemersa,doveva aver sbagliato i conti.
O forse no,in effetti in quel momento si sentiva sollevare sempre più su tanto da sbattere contro il soffitto,non che fosse difficile con quei soffitti troppo bassi.
Ironia della sorte soffriva di vertigini anche in punto di… morte. Ah,già… La situazione le era sfuggita di mano,ma ormai non aveva più alcuna importanza.
Forse voleva davvero morire.
No,non era vero: semplicemente non voleva più un cazzo.
Wyrd
Nessun commento:
Posta un commento